Il testo retto

di Rosa Pierno | 2003

I sistemi di punti che non siano centri di rotazione possono essere rappresentati da serie rettilinee di punti congruenti e disposti parallellamente fino a sistemi più complessi in cui il mettere e il levare del ripetuto periodare non modifica peraltro il senso.

Il numero delle posizioni delle rette nello spazio subisce una restrizione a causa dell’andamento orizzontale del testo. Il libero arbitrio consente il gioco di più enti. All’inizio della partita, la mossa è riservata ai fanti e agli astanti.

Una retta taglierà arbitrariamente la frase, le mozzerà la testa, le fratturerà la dorsale. L’ovazione sarà affidata a una voce solista, non al solito coro. Qualche parola, malamente trafitta, verrà sostituita dalla parola contigua.

Il gioco di ricostruzione del senso potrebbe essere visto dai partecipanti come invito a completare le posizioni mancanti, sia sostituendovi un’altra parola che annerendola. Annerire fino alla sparizione di tutta la frase è l’azione difensiva preferita dai partecipanti. Il campo aperto e bianco risulta, alla fine del gioco, trafitto da rette e da croci sovrapposte.

Rette, dunque, si dispongono in maniera apparentemente casuale. La regola generale, assioma esistenziale, che per due punti passi un’unica retta, è vera solo nelle ore di minore afflusso. Nelle ore di punta, persino i cani si affollano sul campo bianco. Rette tagliano rette e ne sono a loro volta vivisezionate. Punti di sutura vengono apposti a collassati. E, in generale, ogni costellazione è un sistema a parte.

Punti collineari, simili a selva oscura ove si smarrisce la diritta via, si addensano ai piedi di superfici coniche.

L’asimmetria non è inerente all’essenza della configurazione. Conglomerati lineari di senso sgorgano anche fra gli interstizi e le sconnessure delle frasi.

L’automorfismo è costantemente in agguato: le rette della configurazione si scambiano di posto, le parole della frase con altre parole della stessa frase. E dove si individuano cause ed effetti, il gioco si chiama “Hume e i buddisti”.

I punti come le parole sono congiunti da una regola che non dona loro senso. Lo sfruttamento delle proprietà intrinseche è portato avanti senza l’intercessione di alcuna costante.

“Lo stesso elemento genera figure uguali” equivale a dire “elementi diversi generano la medesima configurazione”.

Pani non possono divenire pesci, ammesso che un pesce si possa moltiplicare, e un punto dell’esagono non può diventare punto di un quadrato, né di un imbuto capovolto dove sprofonda il male. Punti si disporranno nel girone degli ignavi. Puniti saranno coloro che non smuoveranno rette. Di essi, non solo non sarà il regno di cieli, ma nemmeno il campo bianco.

Non sarà disagevole intuire che tutte le costruzioni sono innalzabili con la riga soltanto. Risoluzioni successive portano alla costituzione di un testo sacro risibile, poiché il senso varia al variare del punto di osservazione.

Alcuni coefficienti si calcolano mediante l’eliminazione di determinate equazioni. Le eliminazioni non conducono a risoluzioni di grado superiore, né a una conoscenza divina.

Il campo bianco si macula, fera in agguato. Colui che è senza macchia scagli la prima pietra. Nel luogo in cui la pietra cade sorgerà la prima chiesa, casella generatrice di tutte le corrispondenze.

Rette si sovrappongono senza mai addivenire a una configurazione. Il testo, cancellato, reciso, perde anima. Il grado di libertà morale, che determina la direzione da prendere, inutilmente cerca un punto di rotazione che capovolga la visione e tramuti l’inferno in paradiso.

Qualsiasi proiezione del fruitore è ben accetta se travalica le regole del gioco. Intuitivamente il senso si condenserà in una costellazione di significati dove si vedrà l’amore che move il sole e l’altre stelle.

Nello spazio bidimensionale, il testo approfondisce senza travalicare le somme rette. E’ nel testo la retta via. La somma delle rettitudini.

Nessun centro di similitudine. Eppure equivalenze spinte fino allo scabroso. Parole virulente non accettano di essere soppresse. Canaline e lamine scorrono a ricoprire interstizi, arrancando sul vuoto, rampando sul presunto esistente. Soltanto il suono echeggia fra le rive. Traghettatore, indifferente al senso delle sponde, ribatte rime e fa coincidere la fine di ogni parabola con l’inizio.

Ciascuna retta mantiene l’invarianza della posizione armonica e la scelta arbitraria della rappresentazione dei punti della propria trasformazione. Una retta si può pronunciare e definire univocamente. Ma il suo senso vira assumendo un significato morale.

Il calcolo delle variazioni deduce proprietà valide nell’intorno di un punto da proprietà che si riferiscono alla figura considerata nella sua totalità. Il senso fratturato viene risistemato. Deviazioni non consone sono considerate come disguidi locali. Canaline sovrapposte, formando ponti e gru, trasportano le parole superstiti verso una ripa più sicura, la riga orizzontale inferiore. Siamo nel campo delle possibilità crociate. Il Divino, essendo sempre in agguato.

Gruppi discontinui di trasformazioni generano congruenze insospettate. Appostamenti e imboscate s’infittiscono in prossimità della selva oscura, prima che luce sia fatta.